Nicola Berardino manifesta la sua passione per l’arte fin da giovanissimo, ma è solo dopo il suo soggiorno parigino negli anni ’80, in cui subisce il fascino dei grandi impressionisti del passato come Monet, Degas, Renoir, che egli delinea chiaramente il suo stile e la sua tecnica, affinata con la successiva scuola di pittura ed incisione.
Se però nello stile notiamo sicuramente la lezione dei Grandi Maestri, è nella tecnica che egli è sicuramente un innovatore: l’artista sceglie infatti la spatola come strumento esclusivo per la sua pittura, in quanto la resa del colore e della materia che essa è in grado di dare non è paragonabile al pennello, sebbene il suo utilizzo richieda una maestria e una conoscenza che solo in pochi riescono a sviluppare. E tra questi ‘eletti’ troviamo appunto il maestro Berardino, eclettico e in continua evoluzione: se infatti agli inizi egli raffigurava soprattutto gli scorci dei più suggestivi paesaggi italiani e dipingeva a colori, con gli anni egli ha sviluppato la pittura in bianco e nero, più suggestiva ma anche molto più complessa artisticamente, e la rappresentazione di volti e figure.
Da anni egli partecipa a importanti rassegne, mostre e concorsi nazionali ed esteri , conseguendo importanti riconoscimenti; collabora stabilmente con più di dieci gallerie in Italia (Venezia, Siena, Bellagio, Positano) le sue opere sono ormai presenti in collezioni pubbliche e private in Francia, Germania., Stati Uniti, Australia, Giappone.
L’arte è una ricerca costante, un’evoluzione…
E il vero artista è colui che , non rinnegando la tradizione, ma facendola propria, sviluppa una sua autonoma personalità artistica che gli consente di distinguersi ed esprimere il suo ‘io’ più profondo….
Avvicinandosi a un dipinto di Berardino lo spettatore ha l’impressione di trovarsi davanti a un quadro realizzato ‘en plein air’ dai grandi maestri dell’impressionismo francese, tale è la simbiosi con l’ambiente che l’opera è in grado di suscitare. Con quest’artista, tuttavia, la tradizione, seppur non rinnegata, viene completamente rinnovata, sia per l’utilizzo di uno strumento, la spatola, che in pochi sanno padroneggiare con tanta maestria ed efficacia per distribuire la materia cromatica pastosa e densa sulla tela, sia per un arricchimento della tavolozza pittorica, che svuota il paesaggio dei suoi colori tradizionali e lo colloca in una dimensione atemporale, ma estremamente reale e ricercata.
Nell’artista, dunque, convivono e si completano due anime, frutto della continua ricerca ed evoluzione pittorica e personale, che creano un perfetto connubio tra tradizione e modernità, tra passato e futuro. Tradizionali, ma mai scontati, infatti, sono i soggetti e i colori utilizzati dall’artista, che raffigura tanto gli scorci lacustri e le vie senza tempo del borgo ortese narrati da scrittori quali il Regazzoni o il Rodari, quanto le vedute di Positano, Portofino e Venezia, paesaggi che comunque l’artista fa propri e interpreta con la sensibilità di chi è sentimentalmente legato a quei luoghi e all’ambiente naturale in generale.
Al tempo stesso, l’anima moderna e più audace dell’artista lo porta a reinterpretare e ricreare gli stessi paesaggi utilizzando una tavolozza che si serve soltanto di due colori, il bianco e il nero, sviluppati nelle loro molteplici sfumature, e sperimentando nuove prospettive, come le vedute dall’alto della laguna: è un ritorno al passato, per certi versi, un tentativo di semplificazione razionale, grazie al quale l’artista trasmette l’intuizione, la forza e la libertà della pura creazione; ma è anche un’evoluzione, sia all’interno della crescita personale dell’artista, sia nell’ambito più ampio di una stagione artistica che sempre più spesso, nella pittura come nella fotografia e nel cinema, sperimenta un ritorno all’essenziale, ai contrasti basilari tra chiaro e scuro, luce e buio.
La pittura di Berardino è dunque una pittura dinamica, in continuo movimento e in continua crescita, che non smette mai di stupire lo spettatore e che nel suo connubio tra tradizione e modernità si fa portatrice di una nuove tendenze e di nuovi sperimentalismi, senza però mai abbandonare il suo lato più vero ed autentico.
F.S.
Testimonials
Tra impressionismo e informale.
La pittura di Nicola Berardino ha indubbiamente un pregio:quello di offrirci ancora ambientazioni paesaggistiche che si trasformano nell’atmosfera translucida di acque lacustri o marine, dando luogo a riflessi che rompono l’unità dell’immagine per portare la mente gradualmente e senza soluzione di continuità verso una concezione moderna e quasi informale della pittura. Ciò avviene amalgamando così due tendenze contemporanee che per lungo tempo sono sembrate inconciliabili: la tecnica impressionistica e la percezione informale della realtà, che la travalica; trasportando il fruitore dell’opera d’arte in altre e più elevate atmosfere.
La tendenza al monocromatismo di alcuni dipinti valorizza il ruolo dell’acqua, non intesa come specchio che riflette oggetti immodificati; ma come strumento di visione di uno stato di cose che trascende il materiale ed il contingente,cui contribuiscono i richiami a tinte tenui, come gli splendidi rosa velati e i gialli sbiancati che ne sono un tratto tipico. Ma anche altre esperienze più intense sotto il profilo cromatico non sono da meno: i Portofino che richiamano alla produzione del Cascella, nel contempo quasi la superano per profondità d’ispirazione e per delicatezza di realizzazione.
Infine, la matericità del tocco a spatola e la predilezione per gli oli grassi danno corposità, al di là dell’usato gioco prospettico, anche a visioni frontali delle antiche case che s’affacciano sul lago d’Orta.
Gestualità e attrazione
Vedute di Orta, ricordi dell’assolata Puglia, memorie di scorci visti e mai dimenticati che rivivono in immagini di sublime purezza; dipinti pervasi da un’atmosfera surreale, ovattata ed idealizzata per rendere omaggio allo splendore di luoghi tanto amati. La ricerca estetica in senso assoluto, che non si limita alla realizzazione manuale di un’idea, ma rappresenta una condizione più ampia e mutevole che diventa necessità fisica di dipingere solo ciò che s’ama veramente e che induce a trasfigurare i soggetti in luoghi dello spirito e dell’anima: questa è la pittura di Nicola Berardino.
Un artista assolutamente autonomo, immune da influenze avanguardistiche ed evoluzionistiche, le cui opere sono dirette ed immediate e crescono dalla fusione tra sensazioni visive e memorie che riaffiorano, incuranti dello scorrere del tempo.
Mi sembra d’intravedere in questa pittura un momento di svolta che nasce da una serie di lavori improntati su una gestualità ai limiti dell’astrazione, in cui i fiori, per esempio, sono un semplice pretesto per imprimere emozioni che si manifestano attraverso le pennellate, i segni di spatola, gli straordinari colori adoperati.
Dipinti vissuti, dal primo all’ultimo, per adempiere ad una missione imprescindibile: esaltare la bellezza dello spirito raffigurando il luminoso dettato del paesaggio e della natura.